Premio di Poesia “Antonio Sallustio” 2016

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Venticinque giovanissimi poeti hanno partecipato alla settima edizione del premio di poesia “Antonio Sallustio”, che ricorda la figura di un libraio, edicolante, poeta e pubblicista, attivo fra Cariati (Cosenza) ed Ostuni. Dopo la Sua scomparsa, nel 2009, la famiglia, d’intesa con il Liceo Classico e Scientifico “Pepe Calamo” di Ostuni e con i Rotary Club di Ostuni-Valle d’Itria-Rosa Marina e di Cariati-Terra Brettia ne ricorda la figura con un concorso che ha premiato quest’anno due ragazze e due ragazzi. 

Primo classificato per il biennio del Liceo Classico è stato Giuseppe Macchitella, (I B) con la poesia “Tu sei mio fratello” dedicata all’immigrazione, all’integrazione e alla fratellanza; il primo premio per il biennio dello Scientifico è andato ad Annamaria Ligorio (II B) con la poesia “La mia arte di vivere” che “ridisegna e dà vita e colori alla realtà”.  Per il triennio del Classico si è aggiudicata il premio   Gabriella Putignano (IV B) con una fantasiosa “Satira contro gli uomini” che mette alla berlina alcuni difetti propri del genere maschile; per il triennio dello Scientifico si è imposto Giovanni Luigi Gioia (VA) già vincitore lo scorso anno, con la poesia “Espavo” che è un antico leggendario saluto che va anche al di là dei confini della vita.

Tre menzioni d’onore sono state attribuite ad Annamaria Macchitella (I B Classico) per la poesia “Alba”, a Chiara Roma (IV C Classico) per la poesia “Il tempo” ed a Sara Settembrini della V B dello Scientifico per la poesia “Ho scoperto”, 

La premiazione si è svolta ad Ostuni venerdì 29 aprile; la cerimonia di premiazione a Cariati martedì 18 maggio.  Alla premiazione di Ostuni hanno preso parte la Dirigente del Liceo Annunziata Ferrara, il Presidente del Rotary di Ostuni Giovanni Colucci, i componenti della giuria professori Maria Menna Colacicco ed Elena Narracci, coadiuvata dal prof. Matteo Laterza.  

 Pubblichiamo di seguito le Poesie premiate:

LA MIA ARTE DI VIVERE

Amo il silenzioso rumore

d’una matita dalla punta lisa,

impregnando d’animo il foglio

bianco e spoglio di pensieri e colore.

Amo il brioso odore

dell’acrilico impastato

verniciando l’orizzonte fiorato

e lo spumeggiante imbrunire dorato.

Amai giallo, blu e magenta,

dipingendo d’ogni grado

il cielo grigio e freddo

mentre il mondo era lontano.

Sedevo ed osservavo

l’ombra della mano,

lievemente indefinita,

sagomare i miei pensieri.

Annamaria Ligorio II B Liceo Scientifico

 

ESPAVO

Tienimi per mano come si fa con un bambino

e soffiami il tuo amore quando mi sento solo;

cingimi tra le tue braccia lusinghiere

e lasciami sempre libero di volare:

in tutte le praterie, le strade, i mari,

e in ogni discarica di meraviglie,

uomo da sfamare.

Io sarò la colonna portante delle tue rovine

la fiamma ardente che t’indica la strada

verso i visi che si baciano coperti dagli asciugamani

perché non importano gli occhi, ma importa il cuore;

comporrò il tuo ritratto con le mille stelle in cielo

quando la tua lacrima cadrà rovente sul mio capo:

rincorrerò la tua luna come il cavallo di Magritte

e mi perderò come una lampara nel buio del silenzio;

continuerò ad amarti sulla tua fredda lapide,

e danzeremo come piume di una vecchia oca

carezzate dal vento.

Le nostre mani continuano ad intrecciarsi

come gli ulivi della tua madre terra;

e ora non mi rimane che uno specchio

per riflettermi in te,

donna da sfamare.

Giovanni Luigi Gioia V A Liceo Scientifico

 

TU SEI MIO FRATELLO

Tu sei mio fratello

anche un criminale lo è

ed anche l’immigrato lo è.

Tu sei mia sorella

anche se ti prostituisci

non vali meno di noi

perché sei nostra sorella.

Voi siete la mia famiglia

una famiglia di bianchi e neri,

una famiglia di buoni e cattivi,

una famiglia di ricchi e poveri,

una famiglia di esseri umani.

Insieme siamo una famiglia chiamata Mondo.

Noi non siamo diversi,

io e te siamo uguali.

Capelli, occhi, viso e mani uguali.

Ma io sono bianco e tu sei nero.

Io non ti lancio pietre quando ti vedo,

tu non mi colpisci quando siamo vicini.

Io ti abbraccio,

tu mi abbracci,

perché siamo fratelli.

Anche tu che nasci ora in mezzo al mare,

anche tu sei mio fratello,

ma ancora non lo sai,

e presto lo capirai.

Anche Tu che uccidi i tuoi fratelli

sei mio fratello

io non ho paura di te ed un giorno ti abbraccerò.

Giuseppe Macchitella I B Liceo Classico

 

SATIRA CONTRO GLI UOMINI

Se si gira lo sguardo attorno/e ci si mette un po’ d’impegno/difficile non sarà provar disdegno/per gli insulti alle donne di ogni giorno.

Della ripicca è giunto il momento/il “debole sesso” si farà sentire/ed ora gli uomini vuol fare arrossire/per secoli e secoli di maltrattamento.

In principio vi è l’uomo-coniglio/che di parlare non si sogna/che sia la donna a farlo agogna!/Ma se posso darti un consiglio/mai la donna per prima fai parlare/non è carino e nemmeno educato/fa il tuo difetto ancor più accentuato/e il di lei interesse non potrai mai catturare.

A lui opposto è l’uomo-cicala/che di chiacchiere inutili e vane/rintrona le donne, giovani e anziane/momenti di angoscia loro regala.

Ma sta’  attento, uomo-cicala/che la gente dietro ti parla/non c’è modo di scansarla/ e come un uomo da evitare ti immortala.

E se di evitare dobbiamo parlare/perché non citare l’uomo-puzzola/che di inebriare la donna gongola/e beh…il metodo è facile da immaginare.

Se poi c’è uno che davvero raggira/ è l’uomo-gatto, diffidente di tutti e di tutto/non si avvicina innanzitutto/dall’alto in basso ti rimira/come fossimo noi quelli da scansare/per una qualsiasi malattia/o per sua sicura apatia/e con lui non sognar di dialogare.

E poi c’è lui, l’uomo-gallo/che pensa di esser superiore/cammina impettito a tutte le ore/nemmeno stesse su un piedistallo.

Se fosse solo, poco male/non avremmo problemi di genere alcuno/non sarebbe calcolato proprio da nessuno/ma il suo seguito è davvero eccezionale.

Gli fan spola decine di galline/che sperando in un suo sguardo/lo fan sentir gagliardo/dai suoi sorrisi lasciandosi irretire.

Ma tralasciando queste, mio caro uomo-gallo/non si senta preso in ballo/che non tutti l’umiltà riveste.

Vi è poi l’uomo-leone: donne, guardatevene bene!

Con nessuna si trattiene/fate massima attenzione.

Ché se tra le sue grazie cadete/all’inizio sarà come/s’egli conoscesse solo il vostro nome/ma subito vi accorgerete/che le uniche non sarete.

Prende moglie a suo piacimento/e quando più non lo soddisfa l’ultima arrivata/dopo averla abbindolata/ne sceglie un’altra: è il suo più gran divertimento.

L’uomo-lupo infine resta/solo una compagna egli sceglie/ed il rispetto mai le toglie/con una dedizione manifesta.

Prendete esempio, uomini in ascolto/le resta fedele fino alla morte/conserva l’affetto contro la sorte/da ogni polemica egli è l’unico assolto.

In conclusione, cari uomini, che dire/non abbiatene a risentire: se qualche parola è stata spese/è stata solo delle donne in difesa.

Che ricordiate, negli anni a venire/che qualche difetto vi possiam suggerire/perché se è vero che per secoli non abbiamo avuto da ridire/abbiamo pure imparato l’arte dello zittire.

Gabriella Putignano IV B Liceo Classico